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Libertà di cognome, il ministro dice sì

Stefania Prestigiacomo, responsabile del dicastero per le Pari opportunità, favorevole alla legge che dà ai genitori facoltà di scegliere il cognome del figlio, o li assegna entrambi. I contrari: liti in vista.

ROMA – La causa della “liberà di cognome” incassa un placet governativo: l’idea di lasciare alle coppie la scelta se imporre ai figli il cognome della madre o quello del padre, incontra il gradimento del ministro delle Pari opportunità Stefania Prestigiacomo. La proposta di legge, il cui esame riprenderà nei prossimi giorni in commissione Infanzia al Senato, prevede che in caso di mancato accordo tra i genitori, l’ufficiale di Stato civile registri entrambi i cognomi in ordine alfabetico.

Il figlio a sua volta, potrà scegliere se trasmettere entrambi i cognomi, oppure uno solo, per evitare che la lista dei nomi si allunghi a dismisura. Per la presentatrice della legge, la senatrice Ds Vittoria Franco, è una questione di “ristabilire il principio di parità tra uomo e donna e adeguarsi ai cambiamenti della società italiana”.

Concorda il ministro: “E’ un fatto di civiltà – dice al Corriere della Sera Stefania Prestigiacomo – che restituisce dignità alle donne e al loro lavoro”. Il ministro fa l’esempio del suo caso: “In famiglia siamo tutte femmine, non ho né fratelli né cugini: mi piacerebbe dare ai miei figli il mio cognome, che altrimenti si estinguerebbe”.

Non mancano le voci contrarie: quasi in tutta Europa non c’è un obbligo di imporre il cognome del padre, e anche in Italia non c’è una legge, ma solo una prassi. Alterarla sarebbe una rivoluzione per gli uffici anagrafici, si è osservato nella commissione del Senato il cui presidente, Ettore Bucciero di An, lancia un altro allarme: “Sarebbe un’altra occasione di litigio in famiglia, oltre a quella che già esiste sul nome”.

(5 SETTEMBRE 2002, ORE 8:05)

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